domenica 12 dicembre 2010

Volontariato virtuale

{14/11/2010} Cosa potrebbe cambiare? Si chiedevano tutti. Mentre gli scienziati catastrofisti scommettevano su possibilità di disgelo e tsunami imminenti, gli ottimisti dicevano che gli uomini si adattano a tutto ed in tempi difficili si uniscono. Ma come si poteva avere unione se solo pochi cedevano un po' del loro tempo per evolversi?

Nel mezzo delle sfide di quel secolo, le popolazioni continuavano la marcia, programmate ed immerse fino al collo nella pratica giornaliera della sopravvivenza: sempre più appesantite dagli scandali – vero incubo quotidiano. Le persone di 60-70 anni, più consapevoli, nonostante il vigore fisico conquistato grazie alla migliorata qualità della vita, portavano la vergogna di non essere riusciti a controllare la piaga maturata in seno all'egoismo e al guadagno dei loro contemporanei.

Il clima continuò in verità a castigare gli individui da un emisfero all'altro. Si discuteva la possibilità di adattamento della specie al calore, al freddo e ai disturbi climatici del pianeta. Ed ebbe inizio la contabilizzazione del consumo di acqua in ogni paese, prima sotto forma di normale statistica di consumo, poi come allerta evidenziante la necessità impellente di razionamento. Acqua e fuoco, in ribellione da ogni parte. Natura in fiamme, tempeste devastanti, città e raccolti cancellati. Allagamenti e distruzioni. Inoltre, ancor maggiore alienazione nelle comunicazioni e nei notiziari.

Nel frattempo, la carità e la solidarietà cominciavano a trasferirsi nel mondo virtuale; con un clic si trasferivano centesimi o miliardi alle istituzioni che potevano preservare le foreste o salvare i bambini dalla malnutrizione. Le persone volevano contribuire con azione, ma non avevano il tempo, e l'unico modo era delegare potere agli altri affinché facessero qualcosa. Ma questo bastava? Cosa manteneva gli uomini e le donne di buona volontà prigionieri? {Cronaca 061}

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